E’ ormai noto che gli italiani sono un popolo di risparmiatori.
Il debito pubblico italiano (rispetto al proprio PIL) risulta essere molto elevato (2.500 miliardi di euro) e questo rappresenta un problema non indifferente per l’Italia.
Se andiamo a verificare, però, il rapporto tra debito privato e reddito disponibile delle famiglie, lo scenario cambia completamente.
Infatti, secondo i dati 2019 della Bce e della Commissione europea, l’Italia nell’area Euro, in questo rapporto è virtuosamente ai primi posti con “solo” il 55%. L’Olanda, invece, ha il rapporto peggiore: ben 220%. Questo significa che un italiano mediamente, per ogni 100 euro che possiede, ha un debito privato di circa 50 euro (mutui per la casa, finanziamenti rateali per gli acquisti.) In confronto, un olandese, per ogni 100 euro in suo possesso ha un debito privato di oltre 200 euro.
Siamo di fronte quindi ad un esempio virtuoso italiano di sano risparmio e di maggior prudenza rispetto a gran parte delle altre nazioni europee.
C’è anche però il lato negativo della medaglia: in grande maggioranza, gli italiani (18,5 milioni di famiglie, su un totale di circa 25,5 milioni – circa 7 famiglie su 10 – ) non utilizzano strumenti finanziari, a causa della scarsa conoscenza del tema e di un clima di generale sfiducia, che pesa, più di altre nazioni, sulle possibilità di ripresa economica.
La maggior parte di questa liquidità (miliardi di euro di risparmio privato) rimane nei conti correnti senza essere investita in prodotti finanziari, producendo una mancata potenziale ricchezza e crescita economica delle famiglie e del Paese.
Negli ultimi 15 anni, infatti, secondo un’anticipazione della nuova edizione del Global Attractiveness Index stilato da Aviva Assicurazioni e The European House – Ambrosetti, chi non ha investito in strumenti finanziari ha perso il 30% di ricchezza potenziale in termini reali.
Molti italiani che investono, lo fanno sovrastimando la propria cultura finanziaria e affidandosi al fai da te, avendo però scarsa o quasi nulla conoscenza del mercato e dei suoi strumenti. La conseguenza di ciò è che gran parte del risparmio italiano spesso perde valore.
Questo succede quando il denaro non è investito e viene eroso dall’inflazione, oppure quando è oggetto di investimenti sbagliati.
Purtroppo, come conferma lo studio sopra citato, l’Italia è all’ultimo posto tra i paesi del G20 per educazione finanziaria. Punteggio: 3,5 su 9. Su una scala da 1 a 10, in pratica, ha un voto di 4.
A pagarne le conseguenze non sono solo le condizioni finanziarie dei singoli, ma anche l’intera economia reale che in un periodo di incertezza come questo ha bisogno di liquidità per essere sostenuta.
Una maggiore conoscenza finanziaria da parte dei cittadini è indubbiamente un elemento fondamentale per accrescere l’attrattività e l’economia del Paese.
Per migliorare questi aspetti è fondamentale uno sforzo congiunto da parte delle istituzioni e di tutti gli attori che operano nel settore finanziario.
Il tema dell’accrescimento della “cultura finanziaria”, per tutte le ragioni dette, è stato sin dall’inizio e continua a far parte della mission e della filosofia di OnlyGain.